Visite al Pronto Soccorso

Chissà se c’è qualche mamma che davvero non è mai andata al pronto soccorso per i propri figli.

Io stessa sono stata portata di urgenza in ospedale verso i 10 anni, perché, per accostarmi ad un mobile da seduta, avevo tirato le ante, provocando la caduta di un enorme televisore sulla mia testa.

Ricordo i fiumi di sangue, la corsa in ospedale in braccio a mia madre che tamponava la ferita, e il medico che pensavo che  mi stesse tirando i capelli, mentre, come avrei scoperto in seguito, in realtà mi stava cucendo la testa, quello che sentivo tirare era il filo dei punti.

Per le mie figlie mi sono recata al pronto soccorso ben 5 volte, e voglio condividere le mie esperienze perché a volte con i bambini capitano cose strane, e parlarne può essere d’aiuto ad altri.

Ad 8 mesi Bianca è caduta per la prima volta, io e mio marito l’avevamo lasciata un attimo sul divano, poi c’eravamo trattenuti a litigare ai fornelli per qualche motivo culinario ed avevamo sentito un tonfo. Ancor prima di girarci avevamo già capito, ancor prima che partisse l’urlo disperato di Bianca. Per la prima caduta di un figlio non puoi non recarti in ospedale, non ne sai ancora niente di bubboni, traumi cranici, di come gestire il dopo-caduta. I bambini cadono tante volte, e noi genitori dobbiamo assumerci la responsabilità di saper valutare e affrontare al meglio la situazione; io da allora ho imparato che è molto importante l’osservazione dei bambini nelle ore successive alla caduta, e se accade qualcosa di strano –eccessiva sonnolenza, dolore forte che non passa, vomito- bisogna correre al pronto soccorso. Alla fine Bianca se la cavò solo con uno spavento.

La seconda volta che siamo andati in ospedale per lei è stata per una pronazione dolorosa al braccio? Cos’è? Bè non la conoscevo neanche io, ma pare che capiti spesso ai bambini al di sotto dei 5 anni. Si verifica quando l’avambraccio scivola fuori dalla sua posizione nel gomito. Si chiama così perchè il bambino dolorante tiene il braccino, appoggiato al tronco, girato all’interno (pronato). Succede di frequente quando si tirano i bambini per le braccia o per i polsi, e loro oppongono resistenza. Il medico risolse il problema in pochi secondi, effettuando una manovra veloce e decisa, rimettendo a posto l’avambraccio. Mi disse anche che qualora fosse capitato di nuovo non avrei dovuto provare ad effettuare io la manovra perché avrei potuto aggravare la situazione, ma avrei dovuto portarla nuovamente al pronto soccorso.

Non c’è due senza tre, e con Bianca siamo andati al pronto soccorso per la terza volta a 6 anni, per un febbrone da cavallo. Era sera e stava a letto, aveva la febbre già da due giorni, accompagnata da una tosse spaventosa. Per la prima volta da quando era nata la febbre le era salita a 40, e la tachipirina riusciva a farla scendere solo per un paio d’ore, in più era sofferente, e piagnucolava ad ogni colpo di tosse. Il mio pediatra era a Dubai, e non sapevo cosa fare, nella disperazione le diedi l’antibiotico come ultima arma (non lo avevo mai fatto senza l’indicazione del pediatra), ma pensavo ad un’infezione batterica, e a come avrei affrontato la notte con quella febbre che non sapevo come tenere a bada. Alla fine la portammo al pronto soccorso. Guarda caso, dopo aver aspettato ore in sala di attesa, Bianca si era addormentata tranquilla e arrivati al nostro turno la febbre era scesa a 38.5. Il dottore che la visitò pareva anche seccato da quella visita inutile per un’influenza normalissima, e mi fece un cazziatone per aver somministrato a Bianca l’antibiotico, anche se io ho sempre avuto la certezza che sia stato determinante per il miglioramento di Bianca.

E passiamo a Luna, quella delle cose strane. La prima volta al pronto soccorso è stata per uno dei suoi spasmi affettivi. Senza ritornare sulla questione, che ho già affrontato in un altro articolo, io ero ormai abbastanza abituata alle sue crisi; piangeva, diventava cianotica, emetteva uno strano gemito, si irrigidiva e perdeva i sensi. Dopo qualche istante si riprendeva come se nulla fosse, solo un po’ frastornata. Quel giorno, aveva circa 2 anni, fu diverso, perché diventò un pezzo di marmo e non si riprendeva più, io l’avevo in braccio e mi sembrava fosse morta, la chiamavo di continuo senza risultato, andando da una stanza all’altra come impazzita, con mio marito che mi seguiva con gli occhi sbarrati e incredulo. Ad un certo punto cercai di aprirle la bocca con forza per soffiarci dentro, perché lei serrava la mascella irrigidendola, ed ebbe un cenno di ripresa. A poco a poco acquistò il colorito, ma per parecchio tempo continuava a sembrare intontita e sonnolenta, così la portammo in ospedale. Mi diedero appuntamento l’indomani per l’elettroencefalogramma, per cui dovetti svegliarla verso le 5 del mattino ed impedirle di dormire fino alle 9 (in macchina fu davvero difficile, chiudeva continuamente gli occhi), per poi farla addormentare poco prima dell’EEG in ospedale. Fu confermata la diagnosi di spasmi affettivi, e per fortuna da quando ha compiuto 3 anni circa, non è più successo.

La seconda volta che abbiamo fatto una gita al pronto soccorso con Luna è stata per una cosa che non avevo mai sentito, chiamata ‘raffreddore dell’anca’. Mi avevano chiamato dall’asilo perché la bambina ad un certo punto, apparentemente senza motivo, aveva iniziato a zoppicare. Io da mamma malpensante credevo che Luna avesse inscenato un malessere, ne sarebbe stata capace, anche perché non faceva salti di gioia per andare a scuola. Dopo averla osservata per qualche ora a casa, mi ero resa conto che non fingeva, era davvero dolorante, e addirittura non voleva più mettere il piede a terra, ma voleva farsi spostare in braccio. Il medico del pronto soccorso, dopo avermi fatto qualche domanda, inquadrò subito il problema, parlandomi di sinovite dell’anca, ossia un’infiammazione che causa l’accumulo di liquidi nell’anca e che colpisce alcuni bambini che nei giorni precedenti hanno avuto un’infezione delle vie aeree superiori come un raffreddore, una faringite, un’otite o una bronchite. In effetti Luna era stata molto raffreddata, e le furono prescritti semplicemente riposo e paracetamolo. In seguito le è capitato anche un’altra volta, ho riconosciuto subito i sintomi e ho saputo come affrontare la situazione.

Nel tempo si acquisisce l’esperienza necessaria per non morire di spavento quando ti capita un imprevisto, ma con i bambini nulla è detto, ti riservano sempre un mucchio di sorprese.

Altrimenti… come farei ad essere una mamma esaurita?