Stamattina osservavo allo specchio la mia pancetta, in gran parte frutto delle seconda gravidanza, che mi ha regalato  una simpatica diastasi addominale (ad addominali in tensione mi rendo conto perfettamente della separazione dei retti, ci infilo un paio di dita dentro, all’altezza dell’ombelico). Ed è così che mi è ritornato alla mente il primo parto, quello in cui è nata Bianca, ormai più di 8 anni fa.

Era quasi mezzanotte ed ero stanchissima, mi stavo preparando per andare a letto. L’indomani sarebbe stata la data presunta del parto, ed io ero convinta che Bianca sarebbe nata in quel giorno, perchè era un giorno particolare, a me caro. Ma in quel momento avevo tutt’altri pensieri, desideravo solo mettermi a letto e riposare la schiena.

Giusto il tempo di sdraiarmi e di sospirare di sollievo ‘ahhhhhh’, che sento come lo scoppio di un palloncino internamente, non so come altro definirlo, mi alzo di scatto dal letto e mi accorgo di perdere acqua. L’urlo per chiamare mio marito è un tutt’uno. Ricordo la scena assurda, di me che continuavo a grondare andando avanti e indietro senza sapere cosa fare, e mio marito che mi guardava. Alla fine lui ha esclamato: ‘devi chiamare il dottore’.

Dovete sapere che il mio ginecologo è una persona adorabile, un grande professionista, ma ad inizio gravidanza ti fa tutto un pippone sul fatto che le pazienti debbano contattarlo solo in caso di estrema estrema necessità: se si tratta di una cosa importante ma non urgente, puoi mandargli un’email, lui ti risponderà, se è una cosa urgentissima puoi inviargli un messaggio su whatsapp, lui ti risponderà. Non ti venga neanche in mente invece di fargli una telefonata; del resto, lui afferma, se stai per morire meglio che ti rechi al pronto soccorso perché lui non può far molto. Reduce da una gravidanza in cui fondamentalmente era andato tutto bene e non avevo mai avuto bisogno di contattarlo al di là delle visite di controllo mensili,  all’esclamazione di mio marito ‘devi chiamare il dottore’, di istinto ho risposto ‘ma è tardi, è mezzanotte!’. Quando mio marito ha sgranato gli occhi sul procinto di farmi un cazziatone, sono andata a prendere il telefono.

E così, su indicazione del dottore, ci siamo recati in clinica, dove sono arrivata verso le 00.45, e la ‘mia’ ostetrica mi ha accolto con l’entusiasmo di quella che sta pensando ‘ecco, stanotte non si dorme’, facendomi quasi sentire a disagio per essermi presentata lì a quell’ora. Fatti visita e tracciato di controllo, mi accompagna in stanza. Poiché non c’èra nessuno nel letto affianco ed era notte e tutti dormivano, ha permesso a mio marito di trattenersi un po’, che bello. L’ostetrica mi dice che verrà più tardi ed esce, mio marito si accomoda sul letto affianco, poi si sdraia, e dopo poco si addormenta, ma io sono tranquillissima e quasi non ci faccio caso.  

A poco a poco sono cominciate quelle che suppongo fossero contrazioni, che io avvertivo come degli indurimenti di pancia e dolori alla schiena tipo scossette, che mi facevano sobbalzare dal letto perché sembrava che in piedi non fossero dolorose. Quando rientra l’ostetrica per il tracciato nota mio marito che dorme e fa qualche commento sul fatto che gli uomini servano a ben poco, non posso far altro che approvare. Le contrazioni con le ore diventano più intense, ma un dolore sopportabilissimo, anzi, ogni tanto mi ritrovo a pensare ‘tutto qui?’. Ad un certo punto mi sembra addirittura di sentire meno dolore, come se stessero regredendo. Ed in effetti l’utero non si dilata, rimane fermo sempre a due centimetri.

Non so come, ma si fanno le 8 del mattino, il tempo è volato, mio marito ha dormito quasi tutta la notte, il mio utero non ne vuol sapere di dilatarsi, quando all’improvviso fa capolino il dottore dalla porta, tutto scapigliato come uno che si è precipitato dal letto. Vuole capire perché l’utero non si dilata e se c’è qualcosa che non va, così fa un tracciato, un’ecografia e una visita, si stupisce che durante il picco delle contrazioni io quasi non senta dolore ma stia calma e tranquilla come nulla fosse (io davvero sentivo poco dolore), poi nota qualcosa che gli fa supporre che il cordone trattenga la bambina. E allora decide che si deve procedere con un cesareo.

E allora fu il panico. Io, che avevo il terrore del bisturi. Io, che mi ero sorbita per tutto il tempo dal dottore la solita solfa che il parto naturale è un’altra storia e che non si dovrebbe mai fare l’epidurale altrimenti non si è in grado di spingere. Io, che mi ero preparata psicologicamente per 9 mesi al parto naturale tanto che non concepivo nessun’altra possibilità. Io, ora, avrei dovuto affrontare un cesareo.

Evito di descrivere la preparazione e le impressioni durante l’intervento, dedicando solo un piccolo pensiero a quella giovane, gentilissima e dolcissima anestesista che forse aveva percepito la mia agitazione e cercava di distrarmi parlando e tenendomi addirittura la mano, mentre io stavo per quasi tutto il tempo a fissare l’orologio sulla parete. Alle 9.45 (dopo appena 15 minuti di intervento) sento un peso che mi viene tolto dallo stomaco, uno svuotamento improvviso seguito dal pianto di Bianca, e dopo alcuni istanti il dottore me la mostra con il cordone ancora intorno ad una spalla a mo’ di borsetta, dicendo ‘eccola questa monella, guarda come sta combinata’, con tono di rimprovero. Avevo visto dei film in cui le donne che partorivano inevitabilmente piangevano, credevo si trattasse soprattutto di una reazione per scaricare tutta la tensione ed il dolore accumulato. Invece ho capito che è l’emozione che ti sommerge come un fiume in piena, che le lacrime ti escono d’improvviso tutte fuori senza controllo, io piangevo e avevo anche dei sussulti, perchè vedere un figlio che hai solo immaginato per 9 mesi è una sensazione indescrivibile.

Le cosa più strana è che il dolore all’utero il giorno dopo il cesareo è stato atroce. Le contrazioni mi erano sembrate ben poca cosa, mentre quel bruciore come di lama infuocata dentro l’utero non lo dimentico, non ho mai provato un dolore così intenso, reso sopportabile solo dall’iniezione di un forte antidolorifico. Io che durante la gravidanza avevo letto tante opinioni di mamme che avevano partorito, per essere pronta a ciò che mi aspettava, alle sensazioni, al dolore, questa cosa non l’avevo mai letta, perché gli avvenimenti della vita accadono e basta, a chi in un modo a chi in un altro, perché non tutto è prevedibile, ma forse, il bello è anche questo.