Non si parla d’altro, in tv, sui giornali, nelle chat di whatsapp. Se ne sentono tra l’altro di tutti i colori, sul web trovi notizie di ogni genere e gusto, il coronavirus ha fatto litigare scienziati e politici e ha messo un paese sotto scacco.

Non voglio entrare nel merito della questione scientifica e neanche ho capito da che parte propendere, se da quella di chi lo paragona ad un’influenza solo leggermente più aggressiva, o dalla parte di coloro che lo temono perché potrebbe mutare, diventare ancora più virulento e infettare la maggior parte di noi. Premetto che sono lontana dalle zone a rischio e quindi non vivo il disagio che loro stanno vivendo, ma sono in continuo contatto con due mie cugine che vivono ad un tiro di schioppo da lì e che emotivamente mi fanno entrare nel vivo della questione. Non voglio neanche esprimere la mia opinione circa l’origine del virus, tanto se è arrivato da un pipistrello o da un serpente o da un laboratorio di Wuhan non lo sapremo mai. Possiamo solo arrovellarci, fare congetture, ipotesi, ma la verità è riservata a pochi.

Quello che mi ha spinto a scrivere sul coronavirus sono due considerazioni. La prima, di carattere umano, l’ho fatta dopo aver letto l’intervista a Vanessa, la figlia del pensionato di Codogno primo morto per coronavirus in Italia. Le sue parole mi hanno molto commosso, sentire al tg di morti dati come numeri in maniera neutra e sottolineando il fatto che si tratti ‘solo di anziani’, ci mette in una posizione di indifferenza e distacco verso queste persone e le loro famiglie. Il fatto che ci conforta che a morire siano solo anziani è terribile, gli anziani sono papà, quasi sempre sono nonni, e sono un patrimonio delle famiglie. Sono persone indifese, e per questo vanno protette, perciò ben vengano misure cautelative anche restrittive che possano proteggere il più gran numero di persone, fossero anche solo anziani.

C’è però da dire che questo virus benchè odiato da tutti ci ha fatto un gran regalo, quello di risparmiare i bambini, riservando loro, in caso di contagio, sintomi lievi e di veloce guarigione, e non è poca cosa. Non voglio immaginare neanche l’ipotesi in cui avesse colpito nella stessa misura e con le stesse conseguenze gli adulti e i bambini, questi ultimi generalmente più esposti ai virus perché è più difficile far rispettare loro le misure igieniche, soprattutto quando molto piccoli.

L’altra considerazione che ho fatto è invece di natura pratica. Non è la prima volta che si diffondono virus aggressivi un po’ in tutto il mondo, in questo caso nonostante la mortalità non sia elevata la diffusione è davvero massiccia, e dobbiamo aspettarci che i contagi vadano avanti per un po’, ma l’Italia non è per niente pronta ad affrontare misure restrittive nel lungo periodo. Se si continuerà così per molto tempo o se le restrizioni dovessero estendersi ad altre regioni quando ci saremo sbarazzati dal virus saremo in piena recessione.

Questo dovrebbe far riflettere i nostri governanti e darci un insegnamento per il futuro, si dovrebbe spingere affinchè l’Italia sia più pronta qualora dovesse capitare ancora un evento del genere. In un’epoca così difficile, in cui un virus può mutare gli equilibri, in cui i cambiamenti climatici ci dominano e tutto è così precario, dovremmo puntare molto di più sullo smart-working, essere pronti tutti ad adottare questa modalità lavorativa quantomeno nelle emergenze. Idem per la formazione a distanza nelle scuole. Anche il sistema sanitario ha mostrato delle falle nella gestione del coronavirus, e dovrebbe farsi carico dell’individuazione di nuove procedure per eventualità future.

Nell’attesa di ulteriori sviluppi, speriamo positivi, vi lascio riportando alcune frasi tratte da un‘intervista di un giornalista di Repubblica alla virologa Gismondi del Sacco, che mi ha fatto un pò sorridere.

Quanto durerà questo virus? “Non penso che la settimana prossima si possa non parlare di coronavirus. Tra l’altro, a me non piacciono i virus, preferisco i batteri. Però, quando tutto questo sarà finito, mi farò fare un ciondolo d’oro a forma di coronavirus, che è bellissimo. Poi me lo metto al collo. Sarà il mio trofeo”.