Riflessioni sul futuro da mamma

Ieri sera riflettevo su ciò che mi aspetta tra qualche anno con le mie due figlie, le crisi preadolescenziali, la dipendenza da smartphone, e chissà, forse i cattivi risultati a scuola e le frequentazioni sbagliate.

Inutile illudersi con il fatto che a me non capiterà niente di tutto ciò, sono abbastanza realista e obiettiva da comprendere che avrò alcuni o tutti i problemi che hanno la maggior parte delle mamme coi figli. E se sono esaurita oggi, figuriamoci domani.

Diciamo che parlare con mia sorella, che ha due ragazzi di 14 e 16 anni, non mi fa affatto bene. La mia riflessione è partita infatti proprio da mio nipote, il quattordicenne, che circa tre mesi fa ha avuto una crisi epilettica forse scatenata dall’abuso di playstation. I genitori gli hanno sequestrato la playstation ed il furbetto ha installato un gran numero di giochi sullo smartphone, col risultato che qualche giorno fa ha avuto una nuova crisi epilettica. Mia sorella, in una crisi di rabbia, gli ha rotto lo smartphone lanciandolo a terra, e ora lui è in preda a depressione e nervosismo, probabilmente sintomi della crisi di astinenza.

Il punto è che oggi se non hai uno smartphone sei fuori dal mondo, i contatti e gli scambi di informazioni avvengono principalmente tramite whatsapp, che ha sostituito quasi del tutto le telefonate. Lo si usa per scambiare due chiacchiere ma anche per avere informazioni scolastiche dal gruppo scuola, info sportive dal gruppo dell’attività che si svolge, indicazioni dal proprio medico o pediatra ecc. Con il risultato che si è spesso con la testa bassa a pigiare tastini, ascoltare vocali e registrare.

La cosa assurda è che bambini e ragazzi non sanno neanche immaginare un mondo senza smartphone, non hanno mai vissuto senza e non credono sia possibile. Invece io so bene cosa significhi vivere senza addirittura un comune cellulare, e se anche riconosco al giorno d’oggi il vantaggio di una comunicazione facilitata e sempre disponibile tramite lo smartphone, ricordo con rimpianto il fascino e la libertà di uscire senza essere rintracciabili, di avere la scheda telefonica in borsa, di fermarsi a telefonare per strada, di fare tardi all’università e tornare a casa senza trovare mia madre disperata a chiedersi dove fossi. Si, perché la cosa più assurda è che nonostante oggi siamo tutti rintracciabili, si è più ansiosi e agitati di un tempo, lo smartphone ha esasperato la necessità di avere tutto sotto controllo, in ogni momento.

Sorrido oggi quando vedo Bianca che con grande fantasia inventa giochi, crea collage, mostra grande creatività nel gioco. Tra un po’ tutta questa fantasia sarà barbaramente fagocitata da uno smartphone? Perchè – non lo so se si è capito – io lo smartphone alle mie figlie non l’ho mai dato, preferisco tenermi i capricci al fatto di assistere a degli automi che con il viso nello schermo guardano video, foto, giocano, e diventano dipendenti. Ma quando cresceranno sarò costretta ad arrendermi.

Cosa mi aspetta dunque? Punizioni per l’abuso di smartphone, conflitti madre-figlie, consigli dati e non ascoltati, urla isteriche dovute ad ormoni impazziti, porte sbattute in faccia e magari ogni tanto anche un ‘ti odio’? Di fronte a questa fantastica prospettiva mi tengo i terrible two, i capricci e le liti per i giocattoli tra sorelle e sto zitta, pensando a chi spesso mi ha detto ‘goditele ora che sono piccole’, e riflettendo sul fatto che l’essere mamma sia davvero complicato.

Ma del resto non è questa la vita da genitori? Cicli che si ripetono, la sensazione di capire qualcosa in più sulle nostre mamme e papà soltanto quando affrontiamo noi stesse ciò che loro hanno vissuto, e allo stesso tempo la consapevolezza che i nostri figli capiranno a fondo le nostre ansie, preoccupazioni, responsabilità, soltanto quando diventeranno genitori.