Alzi la mano chi ha bimbi piccoli e in vacanza si rilassa. Io no.

Per me che ho l’abitudine di cambiare meta ogni anno, e non si tratta mai di alberghi di lusso o residence 5 stelle, l’impatto dell’arrivo in particolare è traumatico. Devo prendere le misure con spazi nuovi (sempre ridottissimi), comodità mancanti,  valige stracariche che spesso non ho la possibilità di svuotare, bimbe sovraeccitate. Non che sia sprovvista di spirito di adattamento, però il primo giorno mi manca sempre casa mia. Già il secondo giorno la situazione cambia. Fatto l’occhio ai nuovi spazi e rassegnata ai comfort che non ho, comincio a prenderla con filosofia e provo a rilassarmi.

Ecco, io ci stavo provando, giuro, ma sono al terzo giorno e mi è venuto il ciclo, e considerando che la vacanza dura una settimana, immaginate la gioia, olè. Poi si aggiungono i capricci assurdi di Luna, i suoi problemi col cibo, la continua richiesta di giochi di Bianca, e il gioco è fatto. Dedicherò un apposito post sul temperamento di Luna perché lo merita, è nella fase dei terrible two, che a lei è cominciata ad un anno e mezzo e a tre anni e mezzo ancora non si vede la fine. Se a questo aggiungiamo un carattere di merda, si compone un simpatico quadretto. In inverno va avanti a digiuni (soprattutto a scuola), in estate vive di gelati, questa è la vacanza del secchiello fragola-cioccolato o pistacchio-cioccolato. Bianca rompe di meno, starebbe tutto il giorno in acqua o a giocare con la sabbia, di sera però assilla con richieste di giochi e parco-giochi.

Mio marito al terzo giorno dichiara di essere inspiegabilmente stanchissimo, a me è partito subito un classico ‘hai visto? Ecco cosa significa stare tutto il giorno con loro!’. A fine vacanza mio marito desidererà ritornare al lavoro quanto prima, ed io aspetterò con ansia l’inizo della scuola scalando i giorni sul calendario.