Ventisettesimo giorno di isolamento sociale, quello vero, chiusa in casa con le bimbe senza neanche fare la spesa, perché preferisce farla mio marito ogni 15-20 giorni.

Per noi isolamento significa sacrificio, rinuncia al pane quotidiano, al latte fresco, alle verdure di stagione. Per un paio di mesi direi che si può stravolgere la propria alimentazione preferendo cibi inscatolati, surgelati, a lunga conservazione, se questo significa un vantaggio per il bene comune. Che è sempre una goccia in mezzo al mare se paragonata agli sforzi che stanno facendo in tanti per assistere e curare malati, per garantire i servizi essenziali, per aiutare chi ha bisogno.

Fino a qualche giorno fa ho continuato ad essere positiva ed attiva in casa, senza risentire molto di questo isolamento forzato. Mi è piombato addosso tutto insieme, da un giorno all’altro, il malessere da quarantena. Mi ha investito prima fisicamente, con due giorni interi di mal di testa feroce, poi psicologicamente, con un forte senso di demoralizzazione e demotivazione, che mi hanno travolto facendomi mancare l’aria. Sembra che non esista una vita al di fuori di questa, il tempo è dilatato, la vita sospesa, i giorni scorrono tutti uguali a se stessi, ciò che va avanti inarrestabile è solo il virus, che procede la sua corsa espandendosi in ogni angolo della terra e conquistando corpi di ogni razza sesso ed età, e con lui avanzano i numeri, dei contagiati, dei deceduti, dei guariti.

A fare da contrappeso al mio stato d’animo, ci pensano l’allegria innata di Bianca e l’irrequietezza di Luna. Il mio tempo è tutto per loro, per aiutarle a fare compiti e lavoretti, preparare merende, intrattenerle in vario modo. Il bello è che Luna finora ha: 1) colorato una parte di muro della sua camera con la penna rossa 2) colorato con i pennarelli la scrivania 3) in un momento di ispirazione ha preso dall’astuccio le forbici della sorella e si è tagliata i capelli, col risultato che visti i suoi capelli crespi sembra Tina Turner nel suo momento di gloria. Bianca considerando l’età è più tranquilla, ma litighiamo di continuo per il fatto che la sua fobia per gli insetti le impedisce di uscire fuori al terrazzo. Con queste belle giornate di sole preferisce star chiusa dentro e a sbirciarci al di là della zanzariera come in prigione, ed è pallida come un fantasmino.

A parte i siparietti con le mie bambine tra risate e liti furiose, che per fortuna servono a distrarre la mente dalle solite immagini e notizie, ciò che davvero mi rattrista è la consapevolezza che comunque vada a finire non sarà andato tutto bene, già a questo punto siamo sconfitti, troppa sofferenza, troppe perdite, troppa disumanità in questo modo di morire soli, senza un caro che ti dia l’ultimo saluto, senza una benedizione, senza una sepoltura. E quando osservo quell’arcobaleno che le mie bimbe come quasi tutti gli altri bambini con gioia hanno disegnato e colorato, vedo solo una grossa bugia detta ai più ingenui per difenderli dalla verità.